Michael Robinson esalta le linee sensuali delle carrozzerie di Bertone a “Volandia”
È il designer californiano di nascita, ma torinese di adozione, il cicerone della giornata di inaugurazione dell’esposizione delle vetture di proprietà dell’ASI presso il museo aereo della Malpensa. Testo di Tommaso M. Valinotti, foto di Gabriele Valinotti
SOMMA LOMBARDO (VA) – “Chiudete gli occhi ed accarezzate dolcemente il parafango. Delicati come accarezzaste una bella donna. Saprete subito se la vettura vi piace o meno”. Accarezzando il parafango della Giulia Sprint Speciale del 1963 della Collezione Bertone, Michael (Vernon) Robinson manda in estasi il nutrito gruppo di appassionati che sabato scorso, 7 aprile, hanno avuto la fortuna di averlo come cicerone nella visita guidata al padiglione di “Volandia” dedicato alla Collezione Bertone. Californiano di Whiettier (verde cittadina nella contea di Los Angeles), il 62enne designer californiano da 39 anni in Italia, non fatica a nascondere il suo amore per le opere (sculture?) della Carrozzeria Bertone.
“È per queste vetture che io sono venuto in Italia, per poter lavorare con i designer che all’interno della Carrozzeria Bertone hanno creato questi capolavori” afferma indicando la Giulia SS di Franco Scaglione e la Lancia Stratos, la Lamborghini Miura e la Lamborghini Countach capolavori di Marcello Gandini. Istrionico, affabulatore, bravo a mantenere la concentrazione del suo pubblico per ore (tre padiglioni visitati in oltre due ore di chiacchierata, senza perdere un solo spettatore) Michael Robinson, affascina i suoi uditori con quella caratteristica parlata che hanno gli americani quando sono da decenni in Italia senza aver perso il loro accento, inserendo sapientemente, quasi fossero nerettate, delle parole in piemontese “perché in Bertone se non spiegavi le cose in piemontese nessuno ti dava retta”. Racconta la storia della Bertone, di cui è profondo conoscitore al punto da farne un libro (“The Bertone Collection”, 360 eleganti pagine in collaborazione con il giornalista indiano Guatam Sen, illustrato dalle fotografie di Makarand Baokar ed edito da Dalton Watson Fine Book), guascone come surfista dell’Oceano Pacifico, ma così umile da mettere in copertina del suo libro la Miura di Marcello Gandini e non una delle sue creature. Racconta la storia perché la conosce bene, perché l’ha studiata dall’età di sedici anni quando vide un poster della sconvolgente “Stratos Zero” e decise che sarebbe venuto a disegnare in Italia. La conosce bene perché nel 2009 viene chiamato da Lilly Bertone, la vedova di Nuccio Bertone, a dirigere il centro design del carrozziere. Robinson è sempre stato consapevole della situazione in cui si dibatteva il Centro Stile e la Carrozzeria Bertone, in quel momento è consapevole delle difficoltà gestionali degli eredi di Nuccio. Ma si tuffa nell’avventura ed ecco nascere quel capolavoro della “Pandion”, presentata al Salone di Ginevra l’anno successivo.
Un successo, come rapprenda un successo fu la Jaguar B99 (in onore dei 99 anni della Carrozzeria Bertone) “una vettura troppo bella per essere prodotta dalla stessa Jaguar”, afferma oggi Robinson a “Volandia” davanti alla sua creatura che affianca un altro dei suoi capolavori: l’Aston Martin Jet 2-2, una shooting-brake dalla bellezza mozzafiato. “Molti apprezzamenti e poche commesse. Questo fece chiudere la Carrozzeria Bertone ed il Centro Stile di Caprie. In Bertone si sono disegnate macchine bellissime, di un livello inavvicinabile quali la Miura, opera prima di Gandini, Stratos, Countach, sempre di Gandini o i capolavori di Scaglione, dalle B.A.T. alla Giulietta SS; altre belle, altre meno belle e qualcuna anche brutta. È il destino di tutte le aziende. Solo che per andare avanti occorre buona amministrazione e tanta fortuna” conclude Robinson, mentre passa in rassegna le caratteristiche dei prototipi esposti nell’ultimo padiglione di “Volandia” dedicato alla Collezione Bertone e subisce l’assalto di tutti i presenti per ottenere un selfie o un autografo sul suo meraviglioso libro.