457 Stupinigi Experience: le 500 stelle al Salone dell’Auto di Torino
Fra le mille sfilate che hanno attraversato in corteo la città nei giorni scorsi, una ha visto protagoniste le 500 dalla Topolino del 1936 alla 500 dei giorni nostri, che sabato scorso sono partite da Stupinigi hanno fatto tappa al Castello del Valentino, prima di vedere il tramonto con una cena in Piazza Bodoni. Testo e foto di Tommaso M. Valinotti
STUPINIGI (TO), 9 giugno – Per una volta i mille fiumi che hanno invaso Torino hanno portato gioia e felicità. E stupore. La capitale sabauda, infatti, da mercoledì 6 a domenica 10 giugno è stata percorsa da una fiumana di vetture che hanno portato a bordo strada migliaia, decine di migliaia forse centinaia di migliaia di persone. Una fiumana allegra, colorata e festosa come le acque del Po, della Dora e del Sangone, ma immensamente più vivace e spensierata. Una fiumana dalle mille tematiche che ha avuto il suo largo estuario al Castello del Valentino, dove il flusso delle vetture di una marca, modello, idea, aspirazione e principio è confluita con le mille altre provenienti da mille altre vie e piazze della città.
In un simile impeto gorgheggiante e tumultuoso non poteva mancare la Fiat 500 di ieri e di oggi che ha avuto il suo palcoscenico e il suo scorrere nella giornata di sabato 9 giugno, con una trentina di selezionatissime vetture che hanno rappresentato le tre principali generazioni dell’utilitaria per eccellenza (mancava la quarta, quella degli anni Novanta, ma probabilmente nessuno se ne accorto) proposta dalla Casa torinese a partire dal 1936 per arrivare ai giorni nostri. Un’idea sviluppata da Omar Ruzza che ha trovato l’immediato consenso e il pronto sostegno dagli organizzatori del Salone dell’Auto di Torino-Parco del Valentino, che hanno “aperto” un canale per dare spazio e interesse alla 500 sotto l’insegna di 457 Stupinigi Experience, definizione criptica che però ha il merito di incuriosire e di stimolare alla conoscenza chi ha seguito sulle strade l’avventura dei cinquini di ieri, l’altro ieri e di oggi.
“Pochi sanno che prima della nascita del Centro Stile Fiat di Strada delle Manta, avvenuta nel 1959, Il parco della palazzina di Stupinigi era il palcoscenico sul quale venivano presentate le vetture ai dirigenti della Fiat per essere deliberate e messe in produzione” sottolinea Omar Ruzza. “Nel parco della palazzina di caccia, dietro la massiccia mole del castello e protetti dalle alte mura, Vittorio Valletta e Dante Giacosa visionavano in plein air la carrozzeria che sarebbe stata applicata alle vetture di prossima entrata in produzione”. Spiegato il cordone ombelicale che lega il progetto a Stupinigi, resta di facile intuizione anche la sigla numerica dell’evento: 4 come 4 luglio, data di presentazione o meglio di commercializzazione della Nuova 500 e 1957 anno in cui la seconda generazione della 500 iniziò a percorrere le strade di tutto il mondo. Anche se potrebbe richiamarsi al primo progetto della “Nuova Cinquecento” che avrebbe dovuto essere di 450 cm3 di cilindrata, ma la cui sigla non sarebbe piaciuta ai futuri acquirenti.
L’appuntamento era per sabato 9 giugno in Piazza Bodoni a Torino, con alle spalle l’austera facciata neobarocca del Conservatorio “Giuseppe Verdi” dove tre 500 presidiano lo spazio che sta tra i giardini antistanti il conservatorio e il monumento equestre ad Alfonso La Marmora, spada sguainata a guidare i suoi bersaglieri e le 500 all’assalto del fiume Cernaja o semplicemente del Salone dell’Auto. Per tutte le altre 500 l’appuntamento è al Castello di Stupinigi, palazzina di caccia magistralmente realizzata da Filippo Juvarra. Qui le 500 si distendono davanti alla sua ferrea cancellata contendendo spazi e ammirazione alle spose che vogliono immortalare la giornata più bella della loro vita in una reggia da sogno, come vagheggiano sia il loro futuro, e nel frattempo non disdegnano una foto con quella piccola auto di oltre mezzo secolo prima che fu il cavallo di battaglia dei loro padri o molto più probabilmente dei loro nonni. A ricevere la pattuglia di 500 nonne, madri e figlie è Mirella Rovatti, elegante signora che contribuì al fascino della 500 del 1957 con la sua eleganza e signorilità posando accanto alla vettura in quella calda estate di sessantuno anni fa.
Le sorprese non sono certo finite, perché Omar Ruzza, quasi fosse “Cisti il fornaio” declina a piccole dosi le sue soprese evitando di fare il botto grosso che provoca indigestione nella pancia e nelle menti delle persone. A Stupinigi convergono le due creazioni di Ercole Spada opportunamente denominate “Zanzara” che il designer milanese creò per sé alla fine degli anni Sessanta. “Nella seconda metà degli anni Sessanta lavoravo per Zagato e quotidianamente disegnavo vetture che costavano dai tre ai sei milioni (di lire), cifra importante allora come oggi o forse di più. Ma volevo anche una vettura tutta mia per me. Ovviamente che potessi permettermi” racconta oggi Ercole Spada mentre è al volante della sua rombante “Zanzara” classe 1967. “Osservai attentamente i pianali delle vetture di allora e vidi che la 500 era l’ideale con il suo pianale e i passaruota integrati”. Ed ecco in paio di anni nascere la “Zanzara”, tempo impiegato non tanto per stimolare la creatività di Spada, quanto per mettere le mani al modello di stile e tradurlo in carrozzeria fatta e finita “perché non potevo mica lavorarci a tempo pieno come facevo quotidianamente con Alfa Romeo e Lancia o le fuoriserie Ferrari e Aston Martin, che venivano carrozzate a Terrazzano di Rho”. A fare compagnia alla “Zanzara” di Spada arriva da Thun, nel cantone di Berna, la verde gemella del collezionista elvetico (di origine italiana) Claudio Mattioli. “Quando in Zagato videro la ‘zanzara’ di Ercole Spada decisero di costruirne una piccola serie di esemplari, ripetendo l’operazione di successo effettuata con l’Alfa Romeo 1750 4R” racconta il proprietario dopo aver parcheggiato le due vetture vicine. “Non dovettero fare molte modifiche per industrializzare il progetto, ma purtroppo non se ne fece nulla”.
Ma le “Zanzara” non sono le uniche due 500 costruite in esemplare unico o serie limitata presenti in quel di Stupinigi. Rombo possente e muscoli bene in vista per la “Diabolika” realizzata da Stola nel 2008 quando la terza (o meglio la quarta, calcolando anche la serie interessante, ma che ha lasciato ben poche tracce degli anni Novanta) generazione comparve sul mercato. Portata al Salone da Maria Paola Stola, la “Diabolika” è un omaggio a Diabolik e a Eva Kant (non per nulla la signora Stola si è scelta una co-équipier che reincarna le fattezze bionde e dark dell’affascinante Eva) con tanto di colore nero come la Jaguar E dell’imprendibile ladro (forse anche un pizzico gentiluomo) con i sedili in pelle nera e sopra stampati i volti di Diabolik e di Eva, nonché con un disegno che adorna il sedile posteriore che rappresenta un momento di un eterno inseguimento fra Diabolik e gli uomini dell’ispettore Ginko; questa volta, però, il ladro sfugge alla legge non alla volante della sinuosa coupé inglese, ma grazie alla 500. E per non farsi mancare nulla, ben celato sotto il sedile del passeggero c’è un cassetto porta gioielli, con delle gemme realizzate appositamente da Swarovski, rubate da Diabolik a chissà quale contessa.
Della stessa epoca è anche l’interpretazione della Carrozzeria Castagna di Milano che dieci anni fa ha proposto la sua “Woody Wagon for All” una giardinetta realizzata con la solita arguzia da Gioacchino Acampora e portata Torino da Jessica Joyce Croiset. “La Fiat ci assegnò quindici telai da carrozzare a partire dal numero 503, che è questo che vedete oggi a Torino. Mi precipitai per accaparrarmi il telaio 510 per farne la mia 500 personale, ma mi dissero che era stato assegnato ad un certo …. Alessandro Del Piero”. Superata la delusione inziale (per lei il telaio 507, rivitalizzato con una gagliarda turbina) a Milano si misero subito al lavoro per creare una serie di 500 che incontrassero il gusto dei loro facoltosi clienti. “Questo esemplare è volutamente rimasto a noi e viene usato spesso e volentieri dai nostri clienti stranieri come courtesy car”. Allungato di settanta centimetri per creare una giardiniera dal bagagliaio come si deve (Castagna è specialista delle Shooting Break) in una splendida finitura tricolore con interni in cocco per evitare l’effetto braciola scottata di quando ci si siede sui sedili in pelle; Trasformata in 4×4 la splendida “carrozza” milanese ha fatto bella mostra a Parco Valentino e in Piazza Bodoni. Ma ha dovuto rientrare velocemente a casa. Pronta per partire per i vigneti del senese nella mani di un cliente americano. Con quel gran bagagliaio quante casse di Chianti può ospitare?